giovedì 11 novembre 2010

Comunicato assemblea d’ateneo della sapienza

Oggi nella facoltà di lettere della Sapienza si è svolta una grande assemblea di ricercatori, studenti e precari dell’università. La discussione si è svolta attorno alla prossima giornata di mobilitazione internazionale studentesca del 17 novembre, con l’intento di lanciare una settimana di protesta in vista della discussione alla camera della riforma dell’università. Riteniamo che la data del 17 debba essere un’occasione di rilancio dopo le lotte che in queste settimane hanno già prodotto un primo rinvio della discussione della riforma alla Camera. E’ evidente che la partita sull’università non si chiuderà in quella giornata, pensiamo infatti che i temi della formazione e della ricerca, del diritto allo studio e del welfare per i giovani, debbano essere al centro dell’agenda politica di questo paese.

Come a Londra ieri e come sta avvenendo in tutta Europa un’intera generazione si sta contrapponendo alle politiche economiche di gestione della crisi messe in campo dai loro governi. Per questo il 17 novembre scenderemo in piazza assieme a tutto il mondo della formazione, partendo dalla Sapienza e unendoci alla manifestazione degli studenti medi, con l’obiettivo di raggiungere il Parlamento, dove manifestare il nostro dissenso nei confronti della dismissione di scuola, università, cultura e ricerca pubblica ad opera del governo con la complicità della CRUI e di Confindustria.

In vista dell’eventuale approvazione della riforma ribadiamo che il 17 è solo l’inizio di un nuovo percorso, in cui la trasformazione dal basso dell’università a partire dalla cooperazione tra tutte le sue componenti, possa vivere all’interno dell’ateneo, costruendo comunemente un’altra idea di università.

MERCOLEDI’ 17 NOVEMBRE APPUNTAMENTO ORE 09:00 P.ZLE A. MORO

ASSEMBLEA DEI RICERCATORI, STUDENTI
E PRECARI DELL’UNIVERSITA’ LA SAPIENZA

Precari dell'Università verso il 17 novembre


Halloween è passato, ma nella settimana tra il 18 e il 25 i fantasmi faranno ritorno nel loro luogo prediletto, il Parlamento italiano. Rispedito al mittente dalla mobilitazione di studenti, ricercatori e precari, il DdL del mostro Crui-Gelmini-Tremonti dovrebbe infatti ritornare proprio in quei giorni nell'aula di Montecitorio. Il rischio di una sua approvazione è concreto, grazie ai pochi spiccioli che (forse, sembra, pare) il devastatore delle Finanze dovrebbe concedere a 5mila (o 4, o 6 o chissà) ricercatori strutturati il passaggio al ruolo di associato con l'ennesima indegna, anche se camuffata, ope-legis. Un'elemosina che gli stessi ricercatori hanno rifiutato, da finanziare, chissà, anche con il taglio indiscriminato (più dell'80%) delle borse di studio di studenti e dottorandi previsto nella Finanziaria. E intanto nel DdL non è cambiata una virgola: resta il rettore-manager cui spetterebbe la nomina del CdA e, al suo interno, dei privati, resta l'abolizione dei ricercatori, ma soprattutto restano (anzi peggiorano) i tagli selvaggi al Fondo di Finanziamento Ordinario.

In questo scenario, la prospettiva di un licenziamento di massa dei lavoratori precari è sempre più concreta: quando non saremo espulsi per esaurimento dei fondi, ci penseranno i limiti alla rinnovabilità dei contratti (tenure-trash, assegni di ricerca per non più di 4 anni) che nell'università non sono affatto a garanzia di una stabilizzazione dei precari ormai invocata anche dal Governatore della Banca d'Italia. E tutto senza alcun ammortizzatore sociale, quando intorno a noi si allarga il deserto di una disoccupazione giovanile oramai al 25%.

Nei prossimi mesi l'effetto incrociato di queste misure produrrà, inoltre, una vera e propria bancarotta dei bilanci di molti atenei: obiettivo quest'ultimo che la stessa Gelmini ha di recente ribadito di voler perseguire, dichiarando che molte università pubbliche dovranno molto semplicemente chiudere. A questa strategia di dismissione dell'università pubblica, sembrano fare da contraltare le recenti dichiarazioni di Tremonti sul rifinanziamento dell'università. Ormai ci siamo abituati a dichiarazioni del governo fasulle e contraddittorie. Non è la prima volta che il Tremonti promette soldi per l'università, salvo poi smentirle subito dopo con dichiarazioni che vanno nella direzione opposta. Solo mobilitandoci potremo fermare il Ddl e chiedere un reale rifinanziamento dell'università.

LA MOBILITAZIONE DEI PRECARI CONTINUA!

Facciamo sentire le nostre voci ai parlamentari con una settimana indimenticabile!

Dopo il blocco della didattica e le indisponibilità, le proteste, l'assedio di Montecitorio del 14 ottobre, il grande corteo della Fiom, l'assemblea nazionale del 17 alla Sapienza, non permetteremo al governo del bunga-bunga di distruggere le nostre università e le nostre vite.

ASSEMBLEA DEI PRECARI DEGLI ATENEI ROMANI

15 Novembre - h. 17.30 - Edificio di Fisica vecchia – aula Majorana

Basta con la giungla di co.co.pro, assegni da tre settimane, insegnamenti gratuiti: vogliamo un contratto unico preruolo. No alla rottamazione dei ricercatori, vogliamo il ruolo unico della docenza cui accedere grazie a un non più rinviabile reclutamento straordinario. Chiediamo di liberare risorse e favorire il ricambio generazionale con la riduzione a 65 anni dell'età pensionabile degli ordinari. Vogliamo garanzie e continuità di reddito per l'attività di ricerca!

LABORATORI PRECARI – CPU ROMA

giovedì 21 ottobre 2010

OGGI 21 ottobre - ASSEMBLEA


La "riforma Gelmini" arriva infine alla discussione alla camera con la sostanziale complicità della CRUI e dell'attuale dirigenza di molti atenei. Alla Sapienza di Roma il rettore Frati ha già provveduto a varare in sordina uno statuto che assume le linee generali di questa riforma, ulteriore evidenza di come questo disegno di legge consegni la gestione dell'università all'arbitrio dei rettori e di un CDA "privatizzato" raffo...rzando il potere baronale. In tutto questo non sarà un gran problema se il risultato immediato di questo provvedimento sarà la riduzione del corpo docente, l'espulsione di massa di circa 50 mila precari­e di ricerca e docenza e la collocazione su un binario morto di 25 mila ricercatori strutturati. Sarà pronta una nuova generazione a venire in soccorso degli atenei il cui funzionamento continuerà ad essere fondato sul lavoro precario che comprenderà ormai anche il ruolo dei ricercatori: una efficentissima massa di lavoratori spronati ad una guerra tra poveri per i pochi posti al sole disponibili. Un posto che nella maggioranza dei casi non arriverà, come temeva Norman Zarcone, il dottorando uccisosi a Palermo qualche settimana fa, in una vicenda in cui un silenzio attonito dovrebbe lasciar posto ad una voce forte e comune che esprima la rabbia di una generazione.
Riconosciamo ai ricercatori della Rete 29 aprile di essersi mossi con determinazione contro questo progetto di riduzione della nostra vita al regime della prostituzione intellettuale – e non solo – alla quale ci esorta il governo. Riconosciamo a questo movimento di avere rivendicato, nella piattaforma approvata dall'assemblea di venerdì 17 settembre alla Sapienza di Roma, nuovi diritti per il lavoro della conoscenza in questo paese e di avere coinvolto con spirito unitario gli studenti ed i precari nel progetto di una nuova università pubblica, libera, critica e democratica. Li invitiamo a non cedere ai ricatti del Ministro Gelmini e del Ministro Tremonti e a non accettare lo scambio tra il ruolo di professore associato e il ritorno all'insegnamento a titolo gratuito, senza diritti, in nome di uno spirito sacrificale che li porterà senz'altro alla scomparsa e all'umiliazione.
Anche noi precari­e della ricerca e della docenza ci dichiariamo indisponibili, non solo ai ricatti di questa riforma, ma alla vita che è stata progettata per la nostra generazione ormai da vent'anni. Indisponibili a tappare le enormi crepe dell'intero sistema formativo italiano per poi essere sostituiti da nuovi arrivi, piu' giovani e docili, ma pronti allo stesso destino: e infatti questa forma di lotta ci unisce ai ricercatori strutturati e ai precari della Scuola nella denuncia comune di un sistema formativo che si regge strutturalmente sullo sfruttamento di prestazioni volorantarie e del lavoro precario.
Per questo siamo stati in piazza Montecitorio il 14 ottobre, dando vita assieme agli studenti ed ai ricercatori ad un corteo che ha occupato simbolicamente la sede della CRUI. Per questo siamo stati in piazza il 16 ottobre, alla manifestazione indetta dalla FIOM, per rivendicare giustizia sociale ed essere uniti contro la crisi e le politiche europee di austerità.
Per questo abbiamo partecipato all'assemblea di movimento del 17 ottobre alla Sapienza. Per questo siamo stati presenti, all'Assemblea Nazionale di Bologna in cui le varie realta locali del precariato universitario hanno creato un coordinamento che ne rafforzi le rivendicazioni.
Nelle tre università romane lavorano migliaia di assegnisti, contrattisti, dottorandi tempi determinati e borsisti di ogni specie che ancora stentano a far sentire la loro voce: per questo invitiamo tutti a prendere parola e a partecipare ad una assemblea pubblica giovedi 21 ottobre alle ore 17:00 nel dipartimento di Fisica della Sapienza (vecchio edificio) per organizzarci in vista del ritorno in aula del ddl Gelmini a meta' novembre, per aprire delle vertenze sulla condizione di precari e dottorandi sia a livello regionale che dei singoli atenei, per discutere del nuovo statuto della Sapienza, prototipo della riforma Gelmini, e della sua applicazione.
INDISPONIBILI ALLA VOSTRA PRECARIETA' ALLA CONQUISTA DEL NOSTRO FUTURO!
Laboratori precari – Roma
I laboratori precari si riuniscono ogni LUNEDI' alle ore 18:00. Appuntamento davanti all'ingresso del vecchio edificio di Fisica­Sapienza

lunedì 17 maggio 2010

Contro la guerra all'intelligenza uniti nella marcia del Quinto Stato

















Siamo ricercatori, dottorandi, assegnisti, contrattisti e freelancers della conoscenza. Siamo parte del Quinto Stato del lavoro intellettuale, relazionale, di cura. Viviamo in un'economia che si regge sul lavoro della conoscenza, sebbene la nostra professionalità venga disprezzata dalle istituzioni universitarie e rimossa da tutti i governi che dal 1989 muovono guerra all'intelligenza generale e ai saperi pubblici, critici, specialistici.

Siamo apolidi in questo paese. Non abbiamo cittadinanza nel fortino delle garanzie salariali disegnate per un mercato del lavoro fordista che ormai non è più realtà. Come stanno facendo i lavoratori dello spettacolo contro la Legge Bondi sugli enti lirici anche noi rifiutiamo di restare invisibili, rivendichiamo tutele per la malattia, la disoccupazione e la maternità, una riforma radicale del Welfare per tutti i lavoratori precari, creativi e non creativi, indipendenti, autonomi. Un esercito che il Cnel ha calcolato in 3,7 milioni di persone che non hanno un lavoro stabile né una continuità di reddito, lavorano a contratto, a progetto, con le borse di studio o gli stage e infine a partita Iva. Domani saremo ancora di più e saremo dappertutto in una crisi che si annuncia molto lunga e non produrrà più occupazione a tempo pieno.

Due anni fa ci siamo opposti al disegno di legge Gelmini sull'università facendo nostra l'Onda e lasciando che l'Onda ci sommergesse. E' stato il primo movimento ad avere reagito alla dequalificazione generalizzata del sapere nelle scuole e nelle università imposta dalla riforma degli ordinamenti didattici, dalla riduzione degli investimenti pubblici nella formazione e nella ricerca, dall'applicazione delle norme sulla valutazione dei crediti e dalla scansione dei cicli didattici. Secondo il Comitato per la valutazione dell'università e la Corte dei Conti, dopo avere applicato per primo e integralmente il processo di Bologna, il nostro paese ha visto diminuire negli ultimi anni il numero dei laureati, registrando la crescita della disoccupazione tra i neo-laureati, provocando la crescente dequalificazione dei saperi trasmessi.

Questo declino non ha spostato di un millimetro l'orientamento di chi governa l'università. Hanno continuato a pensare che l'università non rappresenta più uno strumento di riscatto per gli studenti che per motivi economici non hanno beneficiato di pari opportunità durante il periodo scolastico: al contrario, gli atenei si incaricano di aumentare le disparità tra gli studenti all'inizio del percorso universitario ignorando la correlazione tra le condizioni economiche individuali e l'accesso a un'istruzione di qualità. Quando la riforma Gelmini sarà approvata anche il diritto allo studio verrà triturato in questa corsa al ribasso. Secondo la riforma sarà la Consap Spa, una società di diritto privato, a erogare prestiti per gli studenti meritevoli indipendentemente dalle loro condizioni economiche. La portata simbolica di questo provvedimento è evidente. Agli studenti dicono di vivere una vita di debiti e senza speranza di cambiarla. Tutto dovrà restare così, immobile. Ma sarà davvero così?

Abbiamo continuato ad opporci in tutti questi mesi alla violenta svalorizzazione in cui ogni risorsa intellettuale è intercambiabile e per questo viene precarizzata. Sappiamo che questa sarà l'ultima, e definitiva, riforma dell'università che ci espellerà tutti. Nessun accesso a Torino, dove saremo più di 3 mila che da oggi al 2013 ad essere allontanati dall'insegnamento, dalla ricerca, da una carriera fatta di passione e di compromessi, che produce risultati e delusioni, da una vita che abbiamo voluto autonoma e libera che da troppi anni sta ferma e ristagna. La cooptazione accademica distrugge il nostro tempo di vita.

Saremo molti di più a Roma. Qui noi rifiutiamo la marginalizzazione dei senati accademici, il cui ruolo deve essere anzi valorizzato e che devono prevedere rappresentanze non simboliche di tutte le componenti dell'università, inclusi studenti e precari. Vogliamo il riconoscimento ai lavoratori precari del diritto di eleggere proprie rappresentanze nei principali organi accademici e di partecipare all'elezione delle principali cariche accademiche, rettore incluso.

Saremo moltissimi a Napoli, a Bologna, a Milano, a Cagliari, a Bari a perdere il reddito. I nostri atenei hanno gravissimi problemi a chiudere il bilancio di quest'anno perché i tagli voluti dal ministro Tremonti al Fondo Ordinario di finanziamento (Ffo) degli atenei e imposti all'università dalla legge 133 stanno distruggendo la normale – e da sempre deficitaria e per noi escludente – amministrazione. Sappiamo che l'anno prossimo i tagli saliranno al 14,7 per cento dell'Ffo e molti atenei aumenteranno le tasse, sacrificheranno i nostri contratti, venderanno sedi spesso acquisite senza una programmazione economica degna di questo nome. Noi chiediamo di cancellare i tagli introdotti dalle leggi 126/08 e 133/08 e di rifinanziare il sistema universitario.

La risposta della comunità accademica è irresponsabile. Rassegnata, silente o connivente, in attesa di nuove e futuribili convergenze con la riforma, a caccia del vantaggio personale o della propria corporazione, nessuno tra i professori sembra volersi porre il problema di una didattica di qualità elevata e garantita a tutti gli studenti; di un investimento serio e duraturo nel settore strategico dell'istruzione pubblica e, ovviamente, di un accesso non familistico né corporativo alla professione della ricerca. Nel nostro settore, come in tutta l'economia della conoscenza in Italia, si va nella direzione opposta e si attua una contro-riforma perché il male incancrenisca. La loro guerra all'intelligenza generale vuole accelerare il declino e renderlo irreversibile. Questa economia stracciona ha bisogno di eserciti di precari il cui sapere sia altamente deperibile e sostituibile. Cosa dicono i docenti? La sconfitta sarà dell'università, non saremo certo noi a pagarla.

Noi non difenderemo mai un sistema che ci vuole subordinati e addomesticati nella vana attesa di un posto al sole a 1200 euro al mese e una pensione tra 40 anni dimezzata rispetto all'ultimo stipendio, regalo del passaggio al regime contributivo pensionistico che ci accomuna alle donne e agli uomini, alle ragazze e ai ragazzi, tutti gli iscritti alla gestione separata dell'Inps che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996. Vogliamo che l'età pensionabile dei docenti sia allineata al resto d'Europa. Vadano in pensione a 65 anni, liberino le risorse per destinarle principalmente al reclutamento di nuovi docenti di terzo livello, avviando così un processo di riassorbimento del precariato accumulato.

Dal 1980 il posto da ricercatore ha goduto della garanzia di indipendenza del contratto a tempo indeterminato. La riforma Gelmini lo trasforma in un lavoro precario, con contratti a termine triennali rinnovabili una volta. La casta dei garantiti si restringerà sempre più e vi saranno ammessi i soli professori ordinari ed associati. Intorno a questa cittadella fortificata, prolifereranno le figure precarie che, spesso a titolo gratuito come i docenti a contratto, non permetteranno a lungo la sopravvivenza degli atenei in condizioni sempre peggiori.

In questo clima da «si salvi chi può» fortissimo è il rischio di arroccarsi nella difesa di egoismi corporativi. I ricercatori strutturati stanno organizzando ormai da diversi mesi la loro contestazione al Ddl Gelmini: denunciano prima di tutto la scomparsa della figura di ricercatore a tempo indeterminato, che li porterà a competere nei prossimi anni con i precari per i posti che contano. Alcuni di loro chiedono di diventare «professori associati» per legge, o almeno con canali preferenziali come i concorsi riservati. Una mediazione che noi consideriamo corporativa e al ribasso. E infatti il governo sembra intenzionato a venir loro incontro, riducendo così ulteriormente le risorse a disposizione dei precari, mentre i rettori strumentalizzano queste rivendicazioni, pur di mantenere il consenso. Poco importa se, nelle stesse aule in cui i ricercatori minacciano scioperi della didattica, la metà dei corsi sono oggi svolti da precari che lavorano letteralmente in nero o a titolo gratuito.

Siamo più di 40 mila in tutta Italia e respingiamo il progetto di ulteriore precarizzazione della ricerca. Non siamo soli e sappiamo che molti dei ricercatori mobilitati, sia pure con estremo e grave ritardo contro il Ddl Gelmini, si battono contro un sistema che è sempre meno finanziato e si regge sul loro e il nostro volontariato. Saremo accanto a loro quando, dal prossimo ottobre, rifiuteranno di tenere lezione e bloccheranno i corsi di laurea se nel disegno di legge Gelmini sull'università non cambieranno le norme che regoleranno la governance degli atenei, non saranno ritirati i tagli al fondo ordinario (Ffo) degli atenei e non saranno modificate quelle che ostacolano la carriera dei ricercatori e aggravano il precariato.

Ci auguriamo che la lotta dei ricercatori sia altrettanto determinata di quella che condussero i maître-à-conference in Francia l'anno scorso. Ad oggi, ci sembra che le mobilitazioni indette a maggio da tutti i sindacati del personale universitario si stiano rivelando prima di tutto tardive e, in secondo luogo, inefficaci dal punto di vista dell'azione politica contro una proposta di legge che prefigura il definitivo smantellamento dell'Università pubblica, correndo il rischio di limitarsi - se andrà bene - a preservare rendite di posizione. Disertarle, tuttavia, servirebbe solo a convincere Gelmini, Tremonti e Berlusconi che la loro riforma gode di consenso nell'università anche tra gli studenti e i precari, e nella parte più sana della docenza. Perciò, è utile che la generazione cresciuta nella precarietà faccia sentire la sua voce, e porti nelle piazze contenuti realmente innovativi. Usiamo l'immaginazione, uniamo le lotte, creiamo alleanze contro la guerra all'intelligenza, iniziamo una grande marcia per la conoscenza come bene comune. L'autunno è già qui e non solo perché questo è il maggio più piovoso degli ultimi anni.

Per queste ragioni aderiamo all’assemblea pubblica Lunedì 17 maggio alle ore 14 nella facoltà di Lettere de La Sapienza e a tutte le forme di lotta previste dagli studenti e dai precari per il 18 e il 19 maggio in tutta Italia così come a Roma.

Laboratori Precari – Rete di dottorandi e ricercatori precari delle Università di Roma

Roma - Assemblea pubblica studenti e ricercatori precari contro il Ddl Gelmini

Facoltà di Lettere, La Sapienza, lunedi 17 maggio ore 14 - Verso la mobilitazione contro il ddl Glemini del 19 maggio al Senato. Il DDL Gelmini è ormai prossimo alla discussione in Senato e in queste settimane diverse assemblee di ricercatori hanno lanciato le giornate di mobilitazione previste per il 18 e 19 maggio. Sin dallo scorso autunno gli studenti e le studentesse, insieme ai precari ed alle precarie dell’università si sono opposti fermamente a questo disegno di legge, denunciandone da un lato l’impianto complessivo che mira alla privatizzazione della gestione degli atenei, alla maggiore precarizzazione dei ricercatori, allo smantellamento del sistema del diritto allo studio.

Infatti il Ddl Gelmini prevede che i CdA degli atenei assorbano gran parte dei poteri deliberativi, siano interamente di nomina rettorale e prevedano un minimo del 40% di componente di enti privati, riducendo invece la rappresentanza studentesca. Vengono inoltre potenziate forme di indebitamento individuale a carico degli studenti come il prestito d’onore; infine è introdotto un Fondo per il Merito che elargirà contributi monetari sulla base di test a crocette gestiti da una s.p.a.

La recente manovra prevista dai governi europei per il salvataggio del debito greco imporrà a tutti gli stati membri dell’UE, e all’Italia in primo luogo, di destinare altre risorse per far fronte all’emergenza. Si prevedono dunque ulteriori tagli alla spesa pubblica che con buona probabilità andranno a colpire di nuovo il settore della formazione e della ricerca, già pesantemente debilitati e prossimi al collasso. Il Ddl, inoltre, non risolve in nessun modo il problema del precariato, mette ad esaurimento la figura del ricercatore a tempo indeterminato e lascia inalterate le molteplici figure contrattuali, senza nessuna garanzia di stabilità e di continuità del proprio lavoro di ricerca.


In questo contesto, a fronte dell’ultimo tentativo di dismissione dell’ università pubblica, non c’è rivendicazione isolata o corporativa che possa riportare una vittoria.

Come studenti e precari dell’università pensiamo piuttosto che sia necessario un confronto tra tutto il mondo della formazione per trovare, pur nelle differenze, dei punti comuni di rivendicazione per rilanciare le mobilitazioni delle prossime settimane e dei prossimi mesi.

Invitiamo tutti gli studenti e le studentesse, i ricercatori e le ricercatrici e tutte le realtà che compongono l’università a confrontarsi in un’assemblea pubblica Lunedì 17 maggio alle ore 14 nella facoltà di Lettere de La Sapienza.


STUDENTI E PRECARI

lunedì 22 marzo 2010

Martedì 23 marzo: Valutare l'università: come chi e perché

Laboratori precari - Roma
presenta:

Quale futuro per la ricerca?
Crisi dell'università e economia della conoscenza
4 seminari per comprendere meglio la catastrofe del tempo presente. 4 incontri per discutere come uscirne.

IV Incontro:
"Valutare l'università: come chi e perché" -
ne discutiamo con Nicoletta Stame

Martedì 23 marzo h 15.00
presso la facoltà di Lettere - Università Sapienza

lunedì 15 marzo 2010

17 marzo - dibattito: Quanto costano le idee?

Mercoledì 17 marzo 2010 ore 16
aula Corbino, Nuovo Edificio di Fisica
Università "La Sapienza"

LABORATORI PRECARI presenta

"QUANTO COSTANO LE IDEE?
Il peso del copyright su università e ricerca"

dibattito con
Ezio Tarantino (Responsabile Biblioteche Digitali - Università "La Sapienza")
Andrea Capocci (Dipartimento di Fisica - Università "La Sapienza")